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Si chiama “Forno di Vincenzo”, è una sperimentazione sociale che rimodula welfare e criteri assistenziali, sottolineando un nuovo modello di protagonismo attivo ed autodeterminazione delle persone con disabilità. L’iniziativa parte dall’associazione “Forno di Vincenzo” ed oggi diventa realtà dopo che la Giunta Comunale ha assegnato un locale nel centro storico di Eboli, dove il nuovo modello di intervento sulle fragilità segna un significativo ed ulteriore riferimento per il territorio.
«L’Amministrazione è in campo nel sostenere un progetto che guarda a sostenibilità, autosufficienza e sostiene la biodiversità – commenta il sindaco, Massimo Cariello -. Siamo impegnati ogni giorno nel promuovere e sostenere progetti di vita indipendente delle persone con disabilità per il durante e dopo di noi e l’apertura nel centro storico di Eboli di un forno sociale di comunità va in questa direzione. E’ una nuova tappa di un percorso nel campo delle politiche della disabilità, grazie al supporto del disability manager del Comune di Eboli, Generoso Di Benedetto, prima figura di questo tipo in tutto il Mezzogiorno d’Italia.
Un progetto per il quale ringrazio Vincenzo Bardascino e la sua famiglia che hanno progettato, investito e creduto nell’iniziativa».
L’iniziativa comprende attività laboratoriali per la produzione di pane, da distribuire gratuitamente, con farine di grani antichi e lievito madre vivo, coinvolgendo associazioni, volontari, oratori, comitati di quartieri e famiglie.
«E’ il primo forno sociale di comunità – ricorda l’assessore alle politiche sociali, Carmine Busillo -, sul quale nello scorso luglio il coordinamento istituzionale del Piano di Zona aveva deliberato con convinzione. Un valore sociale enorme, grazie anche a stage e tirocini per giovani con o senza disabilità. Importante anche l’attività di promozione rivolta alla persona che vive in condizione di fragilità o disagio sociale, stimolando autonomia, comunicazione e socializzazione che attraverso le varie attività del forno sociale facilitino momenti di relazione con la comunità.
In una parola un modello di welfare rigenerativo». L’impegno del Comune di Eboli e del Piano di Zona sono frutto di un preciso percorso. L’Amministrazione ha seguito l’evoluzione del progetto che vuole costruire qualità di vita, protagonismo ed autonomia possibile. «Mettere a disposizione di questa iniziativa un locale del patrimionio rientra nelle possibilità comunali, ma soprattutto qualifica l’azione di governo dell’Amministrazione Cariello, attenta a mettere in campo possibilità e spazi per i modelli di welfare sociale innovativi – spiega l’assessore al patrimonio, Cosimo Pio Di Benedetto -.
E’ significativo che il Comune metta a disposizione un locale nel cuore del centro storico, così come è un messaggio importante la rete che pubblico e privati hanno attuato nella nostra città, guardando a condizioni di fragilità per assicurare modelli di vita e di crescita per tutti».
GENERALITÀ
Un 'Movimento' che mira a occuparsi organicamente dei diritti delle persone fragili. E’ un progetto (apartitico)
volto a rimettere il 'diritto civile' al centro degli interessi, ella discussione politica, del metodo di lavoro: se è
vero che sempre più la vulnerabilità - da cui tanti momenti della nostra vita sono contrassegnati - richiede parole
di prossimità, confidenza, interscambio. Ci si propone, in particolare, di analizzare la frontiera dei diritti soggettivi
secondo un taglio ispirato alla franchezza, al realismo: con particolare attenzione per i motivi della quotidianità,
dell’effettività. La condizione umana – si tratti di maschi, di femmine, di bambini - appare in effetti costellata da
passaggi 'dinamico- relazionali' e da momenti 'statico-solitari': neo-posizioni da rifinire tutte, allora, su ambedue i
versanti: la piazza e il buen retiro, il dentro e il fuori, il sole e l’ombra, gli strepiti e i ronzii nostalgici, più appartati.
No comunque a un’ottica di tipo paternalistico, commiseratorio, per il giurista.
Piuttosto un registro 'promozionale', che esalti sempre la freschezza partecipativa, la fertilità individuale dei più deboli.
In gioco c’è la 'qualità di vita' di 'ciascuno di loro', di 'ognuno di noi': casa, lavoro, affetti, reddito, territorio, pensione,
salute, assistenza, scuola, cultura, servizi, legami sociali, ambiente, tempo libero.
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